Camilla Baresani e Paolo Giaccio: due persone di rara grazia, talento e cultura accomunate dall’amore e dall’ironia. Dal loro incontro sono nate produzioni di rara gioiosità.
Paolo era una presenza ricca, quasi abbondante come si poteva leggergli nel volto con quelle fossette baciate dagli angeli. Nel contempo, i suoi occhi non si stancavano mai di posarsi su Camilla e ammirarne la grandezza oltre che il carisma e la profonda interiorità emotiva e intellettuale.
Per anni la definì la “sua Camilla”, colei che fu in grado di stargli accanto fino all’ultimo istante quando, spossato dalla malattia, si concesse un riposo eterno a Sabaudia. Era il 29 luglio 2019.
Sabaudia era, per entrambi, un “buen retiro”. Nel mare che la bagna si racchiudeva tutta la loro bellezza nello stare insieme. Ogni onda bagna la battigia, smuove i piccoli granelli di sabbia che portano impressi i passi di diversi percorsi, ognuno con le sue mete ognuno con le sue ambizioni.
Abbracci, pensieri, intimità tutto questo era il buen retiro laziale, tutto questo era la loro unione.
Nell’aria di mare di quella città, ancora oggi si può respirare l’unicità che illuminava il mondo di Camilla e Paolo. Non ero solo io ad avvertire quella magia, ma chiunque vivesse loro accanto. Sapevano coinvolgerti nella loro armonia con una rara eleganza, riuscendo subito a sentire un’affinità che non tutti sono in grado di stabilire con le nuove conoscenze.
È con questo spirito che queste brevi righe vogliono raccontare di quelle affinità che sono nate dal cuore e che hanno reso questo rapporto un’amicizia unica, nutrita dall’esempio di due persone di grande spessore. Il tributo, in particolare, è a Paolo Giaccio non solo come giornalista musicale e, in seguito, autore e dirigente ma anche come uomo ispirato dal talento. Fu inventore, innovatore, autore di cambiamenti epocali oltre che un abile cuoco.
L’omaggio che voglio fare a Paolo è proprio il ricordo di uno dei suoi piatti, un suo cavallo di battaglia oltre che essere tra i preferiti dei nostri incontri a Sabaudia con Camilla insieme a piccolo regalo che gli feci ossia Mister Fantasy, un piccolo orso che sarà presto su questo sito a corredo di uno dei piatti che amava di più mangiare al Ristorante Romolo al Porto, ad Anzio.
Lo chef Walter Regolanti non ha mai dimenticato i pranzi di Camilla e Paolo al ristorante e ci regala un breve scorcio di un sabato a pranzo, quando anche lui aveva il piacere di respirare quell’amore e quell’intesa che hanno alimentato il cuore, la mente e lo spirito di una bellissima coppia.
“ Che dire di Paolo e Camilla? Due persone meravigliose nel vero senso della parola, finissimi intellettuali e gourmet attenti, molto attenti. Per Romolo al Porto di Anzio erano i clienti perfetti, perché da sempre condividevano la passione per una cucina in grado di esaltare la materia prima “VERA” , nostra caratteristica imprescindibile e che ha come piatto simbolo la “Minestra di pesce povero”. La Minestra viene realizzata con un brodo di lische e teste di pesci “dimenticati” quali tracine, sgavaioni, gardonie, zerri che vengono cotti per molto tempo. Una volta che le carni si sfaldano, il brodo viene filtrato restituendo in modo unico i sentori del mare. Qui vengono cotti gli gli spaghetti spezzati (come da tradizione in ricordo di mio padre Romolo, grande pescatore anziate), i filetti dei pesci sopracitati spinati (lavoro enorme), un po’ di marinara, olio evo buonissimo, prezzemolo, e regolati di sale e peperoncino per essere serviti immediatamente. Questo piatto era sempre scelto da Paolo e Camilla, seguito dalla girandola dei crudi, che comprende ben più di 18 preparazioni, e per finire un sorbetto vero fatto in casa, perché non amanti (giustamente secondo me) dei dolci a fine pasto. Il pranzo perfetto era abbinato a un vino locale, il Cacchione, e di solito avveniva di sabato quando da Roma si trasferivano nel loro buen retiro di Sabaudia. Attenti anche alle altre preparazioni, purché rispettassero la fantastica materia prima locale, era un piacere ascoltarli. Ricordo ancora la meravigliosa risata di Paolo e il suo carattere bonario ma deciso, soprattutto quando c’era da prendere una posizione su un argomento. Ci manca tantissimo, riposa in pace Paolo.
Walter Regolanti
Ma chi era Paolo Giaccio?
Nacque a Roma nel 1950. Dopo l’esperienza a Per Voi Giovani, un programma radiofonico nazionale che per primo aprì una finestra sul mondo giovanile, Giaccio si dedicò alla televisione.
Prima fu giornalista musicale e, successivamente, autore e dirigente. Non abbandonò mai la sua vocazione all’innovazione e nella televisione si tradusse nella creazione del programma Odeon – in collaborazione con Brando Giordani ed Emilio Ravel –, un rivoluzionario rotocalco nato per “parlare di spettacolo facendo spettacolo”.
Seguirono altri programmi importanti come Variety, dedicato alla musica e diventato un cult per la tv degli anni ’80 e Mister Fantasy, la trasmissione condotta da Carlo Massarini: in uno studio futuribile e tecnicamente all’avanguardia, venivano presentati i videoclip musicali proprio mentre negli Stati Uniti nascevano MTV e tutta la cultura e l’industria dei filmati musicali legati alle canzoni.
Negli anni a seguire Giaccio ha firmato altre trasmissioni di successo e sempre all’avanguardia come Obladì Obladà, un excursus sul mondo dell’immagine e della video-arte condotto da una giovane Serena Dandini; fino al più recente Immagina (1986), un programma sui “segni e sogni del nostro tempo, che rilanciò la figura di Edwige Fenech trasformandola in un personaggio televisivo di successo.
Ricetta
Minestra di Pesce con Vellutata di Ceci
di Walter Regolanti
Ingredienti:
250 g pasta di Gragnano (di vari formati)
500 g pescato del giorno (spigola, razza, ombrina, sogliola)
300 g ceci essiccati
1 scalogno (o in alternativa 1 cipolla) di grosse dimensioni
2 dl olio e.v.o.
Peperoncino e sale q.b.
Procedimento:
Sfilettare il pesce e metterne da parte il corpo. Disporre in una capiente casseruola le lische del pesce con abbondante acqua, farle cuocere e ridurre il tutto di un terzo.
Lasciare in ammollo i ceci per un giorno intero. Trascorso questo tempo, preparare un soffritto di scalogno (o in alternativa di aglio e cipolla appena imbionditi), olio extravergine d’oliva e un po’ di peperoncino. Farvi cuocere i ceci fino ad insaporirli molto bene e poi frullarli, aggiungendo un pochino di olio e di brodo di pesce in modo da ottenere una crema omogenea.
Prendere una padella capiente, versare sul fondo abbondante brodo quindi disporvi il pesce precedentemente sfilettato e portare il tutto a ebollizione. Aggiungere la pasta “ammischiata” di Gragnano e, a metà cottura, un po’ di vellutata di ceci. Terminare la cottura aggiustando di sale e peperoncino e, se dovesse occorrere, aggiungere ancora un pochino di vellutata per far “tirare bene” la minestra. Servire in tavola.
Walter Regolanti, carismatico chef di Romolo al Porto ad Anzio